Chiesa Madre
Fu fondata nel XVI secolo ampliando una preesistente
cappella della SS. Annunziata. Nell’anno 1576, come da
“decreto dell’Illustrissimo Don Angiolo Marzio Medici de
Florentia Vescovo della città di Marsico”, fu dichiarata
“Parrocchia Chiesa della Terra del Sasso”. In quell’anno
privilegi e benefici che erano appartenuti all’antica
chiesa madre di San Nicola (situata nel rione Civita,
sotto il Castello) passarono a questa nuova chiesa, che
ebbe il titolo proprio della SS. Annunciazione,
conservato fino all’inizio del XX secolo, allorché
l’arciprete Don Giuseppe De Luca senior (Decreto
Pontificio del 22 luglio 1908) la dedicò all’Immacolata
Concezione.
Campeggia il prospetto principale un portale
settecentesco realizzato con il munifico lascito
dell’arciprete Don Gaetano Taurisani. Subito dietro il
portone un bel tamburo in ferro battuto e vetro (a
sviluppare il tema dell’albero della vita) realizzato
dall’artista sassete Antonio Vignola, immette in una
struttura interamente rimaneggiata dopo i danni
provocati dal terremoto del 1980, ma che lascia
intravedere gli antichi fasti della chiesa divisa in tre
navate.
Non vi è più traccia dell’antico fonte battesimale (di
pietra viva del paese e chiuso da balaustra pure in
pietra) o del pulpito in legno, o del vecchio organo
(1754), o ancora di due tele cinquecentesche (trafugate
negli anni ’70).
Si conservano ancora: una pregevole alzata lignea con la
Madonna del Rosario (XVII sec.), circondate dalle
immagini dei misteri, nella cappella alla sinistra
dell’altare maggiore; nella stessa navata, un bel
Crocifisso ligneo (XVI sec.) di grandezza naturale e,
sulla porta laterale che immette in Piazza del Popolo,
due statue di argilla dei Santi Cosma e Damiano (XVI
sec.). Due tavole del XVII secolo (un tempo battenti del
confessionile) raffiguranti quattro Sante martiri
impreziosiscono i pilastri che delimitano l’altare
maggiore. Nella sacrestia le ultime ristrutturazioni
hanno portato alla luce un affresco rappresentante la
Crocefissione (XVII sec.).
Al campanile, di tre ordini sovrapposti, si accede dalla
stessa sacrestia: è fornito di scala di legno ed è
dotato di tre campane, una grande e due più piccole, e
di un orologio, che già dal XVII secolo batte le ore con
le stesse campane.
Cappella del
Sacro Monte dei Morti
Ai margini dell’antico borgo medievale
prospiciente la Civita, questa cappella si
affaccia su una piazzetta ricavata riempiendo un
profondo fossato, quando i tempi (XIV-XV sec.)
cominciarono a richiedere meno premura nella
difesa degli abitati. Da allora la Cappella di
Santa Maria dei suffragi o di Santa Maria ad Nives
divenne il punto di riferimento spirituale e
civico proprio sulla nuova larga via del Fosso. Vi
si celebravano 52 messe l’anno (una messa ogni
lunedì) e messa solenne il 5 agosto, giorno della
festività di Santa Maria della Neve; ed ancora una
messa solenne si celebrava il 1° aprile per i
fratelli e le sorelle defunte. Dal XVII secolo
venne anche appellata Cappella del Sacro Monte dei
Morti, dacché ad essa venne associato uno dei
Luoghi Pii della comunità sassese, un Monte di
Pietà detto appunto Sodalitas Mortuorum o Monte
de’ Morti.
Una Bolla del vescovo di Marsico Ciantes
(1638-1656) intervenne a regolamentarne
l’attività: ogni socio (fratello o sorella) era
obbligato a versare un minimo capitale che veniva
restituito in messe commemorative dopo la sua
morte. Ogni sera, dopo l’Ave Maria de’ Morti, il
sacrestano suonava 33 rintocchi, quanto gli anni
di passione di Gesù Cristo, e i fratelli e le
sorelle recitavano “un Pater e un’Ave per l’anima
de’ fratelli e sorelle defunti”.
Lo statuto del Monte de’ Morti di Sasso (1779) si
conserva nel Fondo Cappellania Maggiore
dell’Archivio di Stato di Napoli. A questo Monte
di Pietà si deve anche il nome attribuitole più
recentemente di Cappella della Pietà - e via della
Pietà la strada che ne lambisce l’ingresso -
sormontato nel XIX secolo da una bella deposizione
in gesso.
Ridotta a ruderi dopo il terremoto del 1980, è
stata del tutto recentemente ricostruita, a cura
della Sovrintendenza ai Beni Architettonici, nelle
forme attuali. All’interno si conserva un quadro
di scuola pietrafesana. Sulla piazzetta antistante
la cappella si affaccia la casa natìa di Don
Giuseppe De Luca, una delle figure più ricche e
complesse (studioso, storico, scrittore, editore,
teologo e filosofo) che siano apparse sul panorama
culturale italiano del XX secolo.
Cappella di
S.Antonio Abate o Sant'Antuono
La cappella è dedicata a S. Antonio Abate, figura
carismatica di santo eremita a cui era affidata
(per tutto il Medioevo ed ancora in epoca moderna)
la protezione degli animali. Davanti alla
cappella, fino a pochi anni or sono, si
conducevano le greggi e le mandrie del paese, nel
giorno della ricorrenza del santo per la
benedizione.
Sicuramente di origine medievale (l’ultima
ristrutturazione ne ha ridotto le dimensioni e
stravolto la forma originale), rappresentava il
centro spirituale dell’antico Casale, costituto da
un piccolo agglomerato medioevale di casupole
abitate per lo più da contadini e braccianti, poco
distante dal centro urbano vero e proprio
(Civita), ai piedi del Castello e intorno alla
Chiesa Madre di S. Nicola, che invece era abitato
da massari, artigiani e rappresentanti del clero.
All’interno vi si conservano statue in argilla (di
fattura artigianale locale) di S. Antonio Abate e
S. Caterina del Burgo e altre simili (S.
Salvatore) recuperate da altre cappelle di Sasso,
ormai distrutte.
Chiesa di San
Rocco
La Chiesa di S. Rocco fu edificata nel 1658 dalla
popolazione di Sasso (come ringraziamento per
essere stati risparmiati dalla terribile
pestilenza del 1656-57 che sconvolse l’intero
Regno di Napoli) ristrutturando ed ampliando una
preesistente Cappella di S. Sofia, proprio di
fronte alla taverna del marchese. Ne dà
testimonianza monsignor Anzani, vescovo di Marsico,
in una relazione ad limina del 1714, che riferisce
anche l’intenzione della popolazione di Sasso di
eleggere San Rocco quale Santo Patrono:”…Nullum
habet Sanctum Patronum, desaderavit tamen mensis
elapsis obtinere dicta Comunitatis a Sacra Ritum
Congregatione Patronum S. Rocchum, cui ob gratiam
liberationis a contagio generali in Regno, da anno
1658 cappellam erexerunt…”. Vi si celebrava messa
(già nel 1687) ogni venerdì e messa solenne nei
giorni delle festività di S. Rocco (16 agosto), S.
Sofia (30 settembre) e S. Sebastiano (20 gennaio).
Nel corso del XVIII secolo fu dotata di sacrestia
e coro ligneo, e vi si aggiunse il culto di S.
Antonio di Padova. Della stessa epoca è una tela
che raffigura la gloria di Maria, attorniata dai
santi patroni del Regno di Napoli, S. Francesco di
Paola e S. Antonio, e dal patrono S. Rocco.
Ulteriori rimaneggiamenti si registrarono, in
seguito, sul campanile (danneggiato dal terremoto
del 1857), che fu interamente ricostruito e
ingrandito una prima volta nel 1862 (come
riferisce un’iscrizione che vi è apposta) e poi
ancora verso la metà degli anni venti del XX
secolo (si conserva nella chiesa, a memoria di
questo sforzo collettivo profuso, una lapide che
ricorda il contributo pervenuto da terre lontane).
L’aspetto attuale si deve all’ultima corposa
ristrutturazione operata dopo il terremoto del
1980, che ne aveva imposto una decennale chiusura
al culto.
Ai rintocchi di una delle campane di S. Rocco la
popolazione di Sasso attribuisce proprietà
miracolose nello scongiurare ed allontanare i
disastrosi temporali estivi.
Chiesa di San
Nicola o Antica Chiesa Madre di Sasso
L’attuale Cappella di San Nicola di Mira (poi
detto di Bari) rappresenta le ultime vestigia
dell’antica Chiesa Matrice della Terra del Sasso.
Era il cuore pulsante dell’antico Rione Civita,
sotto il Castello feudale, e sicuramente aveva
dimensioni un po’ più consistenti e una
prospettiva diversa, giacché aveva il suo ingresso
su un largo recuperato fra le case abbarbicate
alla roccia, denominato Piazza (poi, nel
Settecento, Piazza Antica) o Ruga della Grutta
(per la presenza, ancora nel Cinquecento, di un
antico olmo e di una grotta a caratterizzare il
luogo).
Nel 1478 difatti si pagavano da “Donno Guglielmo
arciprevete de lo Sasso per la integra de dicto
arcipreitato de Sancto Nicola tarì tre grana
cinque”. Nel secolo successivo, per mutate
condizioni demografiche e finanziarie e per nuove
esigenze di spazio, si costruì, nella parte nuova
del paese, la nuova Chiesa Madre sull’impianto di
un’antica cappella dell’Annunziata, che nell’anno
1576 venne inaugurata. In quell’anno privilegi e
benefici che erano appartenuti all’antica Chiesa
Matrice di San Nicola furono assegnati alla nuova
Chiesa parrocchiale, ma ancora per qualche secolo
la Chiesa di San Nicola rimase una delle più
ricche di Sasso.
Nel XIX secolo la famiglia dei conti Gaetani
d’Aquila d’Aragona, che si era stabilita a Sasso,
ne curò l’ennesima ristrutturazione, cambiandone
prospettiva e dimensione e trasformandola in una
sorta di cappella privata di famiglia, così come
ora noi la vediamo.
Cappella di
Santa Maria delle Grazie
La Cappelletta di Santa Maria delle Grazie,
ubicata lungo un sentiero suggestivo nel cuore del
geosito rappresentato dal costone appunto della
Madonna delle Grazie, fu edificata per devozione
popolare nella seconda metà del XVII secolo.
L’inaugurazione ufficiale, con relativa dotazione
di benefici e obbligo di una messa al mese,
avvenne il 15 giugno 1689, nel corso della visita
pastorale che monsignor Domenico Lucchetti fece
alla parrocchia di Sasso.